sabato 26 marzo 2011

PON- VISIONE FILM E COMMENTI

Oggi, 25 marzo, nell’ambito delle attività del PON, è stato proiettato il film “Io ricordo” di Ruggero Gabbai,  tratto da “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando.
Il piccolo Giovanni compie 10 anni e riceve da suo padre un regalo inaspettato. Ha promesso di spiegargli perché l’hanno chiamato Giovanni. Per questo gli dedica un’intera giornata ripercorrendo i luoghi dell’infanzia di un altro Giovanni: Falcone, ucciso 10 anni prima con la moglie e la scorta che lo proteggeva.
“A forza di accettare l’ingiustizia, non vedrai più l’ingiustizia”.
Le parole di  Garlando rappresentano le parole chiave  di un percorso didattico sulla “legalità”. Nel corso della narrazione, più di trenta tra genitori, fratelli, sorelle e orfani mettono a nudo la dignità del proprio dolore e raccontano chi erano le persone che la mafia ha ucciso, perché ricordare sia  così importante, la memoria costituisce un'arma contro il potere mafioso che vince solo dove regna il silenzio.
COMMENTI DEI RAGAZZI
Daniele: mi ha colpito la scena in cui il papà mostra al figlio la collina di Capaci, luogo dell’attentato a Falcone, ma anche luogo da cui si vede un paesaggio incantevole, il mare, l’Isola delle Femmine e il papà dice come sia possibile uccidere  e impedire, per sempre, ad una persona di godere di cose così belle. “Da lassù,Giovanni,da quella collinetta si vede un panorama magnifico. Il nostro mare,l'isola delle femmine guarda,come fanno a venirti questi pensieri cattivi davanti a tanta bellezza? Come può un uomo avere il coraggio di impedire un altro uomo di rinunciare a questo spettacolo per sempre?

Marco:  Tutte le persone che sono state uccise e che, nel film, vengono ricordate dai loro familiari, sono morti ingiustamente, ma sempre per difendere un diritto, un ideale, un modo di vivere onestamente e, soprattutto, di opporsi al potere mafioso.
Andrea Marica: mi ha colpito, tra l’altro, la grande rinuncia del Giudice Falcone di mettere al mondo un figlio, perché  pienamente consapevole che il suo lavoro era fortemente rischioso.
Maria:  mi è piaciuto molto l’idea del papà che porta il figlio con sé durante un’intera giornata per spiegargli che cos’è la mafia e lo fa con tenerezza per non spaventarlo.
Rossella:  bellissima la metafora del carciofo per spiegare come è formata la struttura della mafia, dai clan alla cupola
 Sandro: mi sono piaciute molto le musiche del film
Valentina: sono rimasta troppo colpita dalla storia del bambino Giuseppe Di Matteo, rapito da un clan mafioso, tenuto 179 giorni  nascosto, poi ucciso e sciolto nell’acido. Non posso credere che esistono persone  capaci di fare così terribili.


I DIRITTI DEI BAMBINI

SI TRATTA DI UN SITO MERAVIGLIOSO, NEL QUALE VENGONO DESCRITTI I DIRITTI DEI MINORI  ATTRAVERSO FAVOLE, GIOCHI, DISEGNI, E TANT'ALTRO ANCORA.
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/i_diritti_dei_bambini1.htm

venerdì 18 marzo 2011

19 marzo, commemorazione di Don Giuseppe Diana, un prete in terra di camorra.

La Regioni Campania ricorda  Don  Peppino (Giuseppe o Peppe)  Diana, parroco di Casal di Principe (Caserta) a alla sua memoria ha voluto dedicare la giornata del 19 Marzo, giorno in cui Don Diana, nel 1994, fu ucciso dalla camorra nel corridoio che dalla sacrestia porta alla chiesa, pochi  minuti prima che celebrasse messa. Era il giorno del suo onomastico. Don Giuseppe Diana aveva trentasei anni.
Don Peppe era nato il 4 Luglio 1958 a Casal di Principe, in provincia di Caserta, nell’agro-aversano; aveva studiato a Roma e lì doveva rimanere a fare carriera lontano dal paese, lontano dalla terra di provincia, lontano dagli affari sporchi.  Ma d’improvviso decise di tornare a Casal di Principe come chi non riesce a togliersi di dosso un ricordo, un’abitudine, un odore…
Nel Marzo 1982 è ordinato sacerdote. Nel settembre del  198 9 diviene parroco della parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Girava per il paese in jeans e non in tonaca come era accaduto sino ad allora ai preti.
Difensore della Giustizia, voce che condannava l' illegalità e il crimine, Don  Peppino Diana pagò con la propria vita la scelta di un impegno a servizio dei diritti del suo popolo.
La sua morte non è stata solo la scomparsa di una persona vitale, di un capo scout energico, di un insegnante generoso, di un testimone d'impegno civile: uccidere un prete, ucciderlo nella sua Chiesa, ucciderlo mentre si accingeva a celebrare messa, è diventato l'emblema della vita, della fede, del culto violati nella loro sacralità.
Don Peppe visse negli anni del dominio assoluto della camorra casalese. Spietati e sanguinari, gli uomini del clan controllavano non solo i traffici illeciti, ma si erano infiltrati negli enti locali e gestivano fette rilevanti d'economia legale, tanto da divenire "camorra imprenditrice".
Il barbaro omicidio, dicono gli atti processuali, maturò in momento di crisi della camorra casalese.
In un periodo di faida interna per l'egemonia dei traffici illeciti, una fazione del clan, in lotta contro l'altra,  ordinò l'assassinio di don Peppe, personaggio molto esposto sul fronte antimafia, per far intervenire la repressione dello Stato contro la banda che ormai aveva vinto la guerra per il controllo del territorio. Don Diana  stato il simbolo dell'apice cui può giungere la barbarie camorrista sui nostri territori.
Il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana non possono essere dimenticati. Martire per la pace, il suo testamento  d’Amore è ancora vivo, attraverso i  tanti scritti, parole e discorsi che ora più che mai, continuano a rifulgere di profezia, perché  mirati a colpire e convertire direttamente il cuore dell’uomo.
Uno dei suoi testamenti spirituali è il documento contro la camorra "Per Amore del mio popolo", scritto nel 1991 insieme ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe; un messaggio di rara intensità e, purtroppo, di grande attualità.
Non dimenticare don Giuseppe Diana significa non solo ricordarlo per quello che era, ma soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d'impegno civile, di lotta alla criminalità  organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d'amore per la propria terra.C'è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo. C'è ancora bisogno di non dimenticare il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana.

http://www.youtube.com/watch?v=sdIGa1bKbqk&feature=related

giovedì 17 marzo 2011

Fortunatamente italiana


FORTUNATAMENTE ITALIANA
All’Italia che festeggia il suo150° compleanno, all’Italia che riempie le strade e i balconi di casa con il Tricolore per il calcio ma non tanto per questa occasione.
All’Italia del Risorgimento ma anche all’Italia della Resistenza, con l’animo sgombro da ogni idea di revisionismo.
All’Italia che pia...nge i suoi troppi morti sul lavoro e commemora i nostri soldati che tornano dalle zone di guerra avvolti nella    bandiera  come in sudario.
All’Italia che, ogni giorno, vede arrivare sulle proprie coste i barconi della disperazione che tanto evocano l’emigrazione dei nostri padri e…dei nostri figli.
All’Italia, patrimonio dell’Umanità, ma non sempre patrimonio degli italiani e di coloro che oltraggiano la nostra cultura, il nostro paesaggio, le nostre opere d’arte, i nostri siti archeologici.
All’Italia che vuole cambiare la giustizia, che attacca i magistrati ma che non manca di ricordare ogni anno, con superflua pomposità, Falcone e Borsellino.
All’Italia di Piazza Fontana, dell’Italicus, delle efferate stragi di terrorismo e all’Italia che, fortissimamente, volle sconfiggerlo.
All’Italia dei troppi misteri ancora irrisolti.
All’Italia che, sabato prossimo, per le strade di Potenza, scandirà i 900 nomi delle vittime delle mafie, perché fare memoria senza retorica è un dovere.
All’Italia da un certo giornalismo imbavagliato ma, soprattutto, all’Italia di Montanelli, di Scalfari, di Enzo Biagi e all’Italia di Giancarlo Siani, di Ilaria Alpi, di Marco Rovatin e dei tantissimi giornalisti che hanno sacrificato la loro vita per un’informazione autentica e libera.
All’Italia dei troppi millantatori, delle donne escort ma soprattutto all’Italia di donne e uomini forti e integri.
All’Italia che ha non ha molto a cuore la scuola, insostituibile spazio per formare cittadini liberi e consapevoli e all’Italia delle migliaia di insegnanti che, con spirito di abnegazione, ogni giorno contribuiscono, in maniera egregia, alla crescita umana e culturale dei loro allievi.
All’Italia dei nostri giovani, meno disincantati, meno fiduciosi, ma portatori sani di diritti.
All’Italia dalle mille contraddizioni e dalle mille risorse, dei tanti misteri ancora irrisolti, dei tantissimi volontari e di tutti coloro che esprimono concretamente, solidarietà.
E, allora, è tempo di uscire allo scoperto, l’Italia vera aspetta il suo riconoscimento.
La tenacia richiama a raccolta ogni risorsa perché questa potrebbe essere la stagione della ripresa: più sobri, meno qualunquisti, ma più fattivi.
Coraggiosi per un tempo sicuramente impegnativo che ci chiama alla costituzionalità vera e non proclamata che attraversi tutti i settori e tutta la geografia del paese, condita di onestà che, nonostante le apparenze, è radicata in tanti e che, se pur alla lunga, premia e fa la differenza.
Insieme, distinti ma non distanti nell’accorto inseguirci tra segnali di percorsi fatti di fatica ed entusiasmo, passione e stanchezza, creatività e raziocinio.
Essere e, soprattutto, sentirsi italiani, può e deve accomunare la nostra quotidianità, la nostra voglia di riscatto anche in spazi differenti, con modalità differenti, con pensieri divergenti, nel rispetto, sempre, di tutti e di ciascuno.

Auguri Italia
Sonia Cartosciello

Noi crediamo - Un tesoro

Noi crediamo - Esser fiera

Noi crediamo - La memoria

martedì 15 marzo 2011

Paolo Borsellino


"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene."
"Purtroppo i giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia. Se la mafia è un'istituzione antistato che attira consensi perchè ritenuta più efficiente dello stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura dello stato e delle istituzioni." "Se la gioventù le negherà il consenso, anche la onnipotente, misteriosa mafia svanirà come un incubo."

Spot per XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Scacco al pizzo

Scacco al pizzo è un video per la campagnia dei fortini della legalità (addiopizzo).
Sposorizzato dal comitato Addiopizzo e dal Liceo artistico G. D. Almeyda di Palermo.
Realizzatore dello stop motion: Duilio Scalici.
1° Classificato al concorso "Noi non dimentichiamo" indetto dal comune di Trabia


Giorgio Gaber - La libertà

domenica 13 marzo 2011

Visita del gruppo " PON" all'Unità Operativa dellaGuardia di Finanza di Scafati(SA)

"Guarda questa mia terra confiscata alla brutalità.
Ascolta questa mia terra che chiede legalità.
Terra bruciata dal sole che testarda rifiuta la sorte.
Terra di sud che lotta, terra strappata alla morte.
(Modena  City  Ramblers)"

I ragazzi della "Baccelli", partecipanti al PON “ Legali al Sud”  e noi coordinatori,  siamo stati ricevuti calorosamente dagli operatori della Guardia di Finanza di  Scafati, ex villa  Galasso, bene confiscato e
riutilizzato per fini sociali. Notevole l'interesse mostrato da tutti gli alunni, i quali  hanno avuto la possibilità di conoscere persone e “storie positive”, rafforzando l'idea che l’uso sociale dei beni confiscati
costituisce elemento di notevole rilevanza per la lotta alla criminalità organizzata nonchè una grande  opportunità di riscatto e di sviluppo per  il territorio in cui la nostra scuola opera.
Un grazie di cuore alle Fiamme Gialle di Scafati.

Stemma G.d.F. offerto dalle Fiamme Gialle alla " Baccelli"





giovedì 10 marzo 2011

Giocando con l'onestà

Una sparsa dinastia di solitari ha cambiato la faccia del mondo.
I lavori continuano.
                                            Jorges Louis Borges