Don Peppe era nato il 4 Luglio 1958 a Casal di Principe, in provincia di Caserta, nell’agro-aversano; aveva studiato a Roma e lì doveva rimanere a fare carriera lontano dal paese, lontano dalla terra di provincia, lontano dagli affari sporchi. Ma d’improvviso decise di tornare a Casal di Principe come chi non riesce a togliersi di dosso un ricordo, un’abitudine, un odore…
Nel Marzo 1982 è ordinato sacerdote. Nel settembre del 198 9 diviene parroco della parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Girava per il paese in jeans e non in tonaca come era accaduto sino ad allora ai preti.
Nel Marzo 1982 è ordinato sacerdote. Nel settembre del 198 9 diviene parroco della parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Girava per il paese in jeans e non in tonaca come era accaduto sino ad allora ai preti.
Difensore della Giustizia, voce che condannava l' illegalità e il crimine, Don Peppino Diana pagò con la propria vita la scelta di un impegno a servizio dei diritti del suo popolo.
La sua morte non è stata solo la scomparsa di una persona vitale, di un capo scout energico, di un insegnante generoso, di un testimone d'impegno civile: uccidere un prete, ucciderlo nella sua Chiesa, ucciderlo mentre si accingeva a celebrare messa, è diventato l'emblema della vita, della fede, del culto violati nella loro sacralità.
Don Peppe visse negli anni del dominio assoluto della camorra casalese. Spietati e sanguinari, gli uomini del clan controllavano non solo i traffici illeciti, ma si erano infiltrati negli enti locali e gestivano fette rilevanti d'economia legale, tanto da divenire "camorra imprenditrice".
Il barbaro omicidio, dicono gli atti processuali, maturò in momento di crisi della camorra casalese.
In un periodo di faida interna per l'egemonia dei traffici illeciti, una fazione del clan, in lotta contro l'altra, ordinò l'assassinio di don Peppe, personaggio molto esposto sul fronte antimafia, per far intervenire la repressione dello Stato contro la banda che ormai aveva vinto la guerra per il controllo del territorio. Don Diana stato il simbolo dell'apice cui può giungere la barbarie camorrista sui nostri territori.
Il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana non possono essere dimenticati. Martire per la pace, il suo testamento d’Amore è ancora vivo, attraverso i tanti scritti, parole e discorsi che ora più che mai, continuano a rifulgere di profezia, perché mirati a colpire e convertire direttamente il cuore dell’uomo.
Uno dei suoi testamenti spirituali è il documento contro la camorra "Per Amore del mio popolo", scritto nel 1991 insieme ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe; un messaggio di rara intensità e, purtroppo, di grande attualità.
Non dimenticare don Giuseppe Diana significa non solo ricordarlo per quello che era, ma soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d'impegno civile, di lotta alla criminalità organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d'amore per la propria terra.C'è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo. C'è ancora bisogno di non dimenticare il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana.
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