martedì 13 dicembre 2011

Ninetta Burgio non è più con noi

Con il cuore colmo di dolore e in un momento già molto difficile per me e la mia famiglia, partecipo agli amici di FB che Ninetta Burgio, madre di Pierantonio Sandri, ieri ci ha lasciati. Per me che ho avuto l'onore e il privilegio di conoscerla, ospitarla a casa mia e rimanere contaminata da tanta forza, coraggio, fede, trasparenza, amore per gli altri, è una perdita incolmabile. Ninetta, dopo la... scomparsa del figlio diciannovenne, non si era mai rassegnata all'idea di ritrovarlo, pur sapendo che era stato ucciso. A settembre del 2009, la svolta: uno dei quattro assassini confessò il delitto e fece ritrovare il cadavere. Ninetta aveva vinto la sua grande battaglia contro la mafia, l'omertà, la paura. Ha saputo, come solo le persone speciali e illuminate sanno fare, trasformare il suo dolore in impegno civile, incontrando, nel corso dei lungli anni di sofferenza, intere scolaresche, carcerati, comunità di ragazzi disagiati, portando loro parole di incoraggiamento, aprendoli alla speranza di un futuro diverso. Ninetta aveva vinto la sua battaglia per la giustizia e la legalità e, purtoppo ha perso la sua guerra contro la malattia che, in pochissimi mesi, l'aveva aggredita e ce l'ha portata via.
A LEI l'onore per averla conosciuta e la gratitudine per averci insegnato tanto. AMICA nostra amatissima, non ti dimenticheremo mai!
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lunedì 26 settembre 2011

Pierantonio Sandri, la nuova battaglia della madre, Ninetta Burgio

Il 22 settembre di due anni fa veniva ritrovato il corpo di Pierantonio Sandri. Dopo aver vinto la sua battaglia per la verità, durata 18 anni, Ninetta Burgio ne sta combattendo un'altra, per la sua salute, e la redazione e gli spettatori di "Chi l'ha visto?" le sono vicini. Così come in questi mesi ha ricevuto la visita e il conforto di don Luigi Ciotti ed è stata circondata dall'affetto degli organizzatori dell'iniziativa "La scuola adotta una vittima innocente di mafia", che il 18 aprile ha visto alla scuola media 'Baccelli' di Sarno (SA) la partecipazione del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.
http://www.chilhavisto.rai.it/dl/clv/News/ContentItem-32472679-5877-478b-91fb-bc28cf9b0222.html


 

venerdì 23 settembre 2011

Citazione

"Non possiamo limitarci a ricordare, per quanto il nostro dovere sia di non dimenticare. Dobbiamo trasformare la memoria in impegno, denuncia, testimonianza, cambiamento". "Nel giardino di una scuola di Amburgo in cui i nazisti uccisero 20 bambini c'é una lapide con questa scritta. 'Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla'"


Don Luigi Ciotti

In ricordo di Giancarlo Siani, giornalista de " Il Mattino" di Napoli, ucciso il 23 settembre1985

Il 23 settembre 1985, quattro giorni dopo aver compiuto 26 anni, Giancarlo fu ucciso sotto casa, all’interno della propria Mehari. La sua condanna a morte fu decretata con la pubblicazione dell’articolo del 10 giugno 1985, in cui venivano raccontate le modalità con le quali i carabinieri erano riusciti ad arrestare Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata.
Ed è per nutrire la memoria e rinnovare l'impegno che  vogliamo, anno per anno, ricordare le vittime innocenti di mafia.

 

giovedì 15 settembre 2011

In ricordo di Don Pino Puglisi, ucciso il 15 settembre del 1993, il giorno del suo 56° compleanno, di Don Luigi Ciotti

Cosa ci ha consegnato don Giuseppe? Innanzitutto il suo modo di intendere e di vivere la parrocchia, di essere parroco. Non ha pensato, infatti, la parrocchia unicamente come la "sua" comunità di fedeli, come comunità di credenti slegata dal contesto  storico e geografico in cui è inserita. L'ha vissuta, prima di tutto, come territorio, cioè come persone chiamate a condividere uno  spazio, dei tempi e dei luoghi di vita. Per partecipare alla vita di chi gli era vicino ha accettato di percorrere e ripercorrere le strade
 del rione Brancaccio. Ha vissuto la strada -quella strada che Gesù ha fatto sua- come luogo di povertà, di bisogni, di linguaggi, di relazioni e di domande in continua trasformazione. L'ha abitata così e ha tentato, a ogni costo, di restarvi fedele. 
In altre parole, ha incarnato pienamente la povertà, la fatica, la libertà e la gioia del vivere, come preti, in parrocchia.
 Con la sua testimonianza don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realtà con impegno e silenzio. 
Non il silenzio di chi rinuncia a parlare e denunciare, ma quello di chi, per la scelta dello "stare" nel suo territorio,  rifiuta le passerelle o gli inutili proclami. "Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli" (Mt 5, 10).
 Anche questo ci ha consegnato don Giuseppe: una grande passione per la giustizia, una direzione e un senso per il nostro  essere Chiesa e soprattutto un invito per le nostre parrocchie ad alzare lo sguardo, a dotarsi di strumenti adeguati e incisivi  per perseguire quella giustizia e quella legalità che tutti, a parole, desideriamo. Per questo don Giuseppe è  morto: perché con l'ostinata volontà del cercare giustizia è andato oltre i confini della sua stessa comunità di credenti.
Al di là dei principi o delle roboanti dichiarazioni ciò che conta è la capacità di viverli e di praticarli nella quotidianità.
 Don Puglisi non è stato ucciso perché dal pulpito della sua chiesa annunciava principi astratti, ma perché ha voluto uscire dalla loro genericità per testimoniarli nella vita quotidiana, dove le relazioni e i problemi assumono la dimensione più vera.
                                                                                                                        Don Luigi Ciotti


http://youtu.be/nzHMJ5HhAjA

domenica 12 giugno 2011

Nasce la Fondazione " Silvia Ruotolo"




Silvia Ruotolo
 Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo vittima innocente di camorra nel 1997, ha ricordato stamani la madre alla commemorazione in piazza Medaglie d'oro al Vomero. Commossa per la giornata e la nascita della Fondazione "Silvia Ruotolo" nel 14esimo anniversario dall'uccisione, Alessandra ha chiesto la partecipazione della città nella lotta alle mafie e invitato Napoli a ricordare tutte le vittime di camorra. Oltre ai numerosi cittadini, si sono stretti alla famiglia il sindaco Luigi de Magistris, il governatore Stefano Caldoro e il prefetto De Martino. (di Anna Laura De Rosa)

http://youtu.be/KqfdxB92_Fw

sabato 11 giugno 2011

Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci



"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti".
                                                                                                     ANTONIO GRAMSCI
http://youtu.be/x_aeO4dJrYU

domenica 5 giugno 2011

Ricordi di " LE( g) ALI AL SUD"



I ragazzi di " LE( g) ALI  AL SUD" attraverso un percorso fotografico che segna i momenti più significativi dell'intero percorso.
Un grazie fortissimo a  quanti hanno contribuito alla realizzazione di una delle esperienze più belle della mia lunga attività di insegnante.
In particolare alla Bimed, Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo, nelle persone della dott.ssa Rosanna Ciuffi, del  Direttore artistico dott. Andrea Iovino, dell'avv. Fabrizio Senatore, per il  loro notevole contributo sempre  finalizzato alla efficacia degli interventi e  alla elevata qualità delle inziative, rispetto ad un percorso  complesso ed articolato.
Ai ragazzi del gruppo " PON" va tutta la mia gratitudine e il mio affetto per aver creduto in questo progetto,  il quale, sebbene lungo e faticoso, li ha visti sempre presenti, protagonisti  e motivati.
Auguro loro, dal più profondo del cuore, che possano proseguire il loro cammino di emancipazione sociale e culturale, da uomini liberi. Sempre.
http://youtu.be/sVFOk8BsJ6M

mercoledì 1 giugno 2011

I ragazzi del " PON" in visita all'Istituto PenaleMinorile di Nisida (NA)

I ragazzi all'entrata

E’ stata un’ esperienza di grandissimo impatto umano e sociale e , certamente indimenticabile, quella che i nostri ragazzi di “ Legali al Sud” hanno vissuto durante la giornata trascorsa nell’Istituto Penale Minorile di Nisida.
Confine naturale, sponda che delimita due golfi,  Nisida  è “l’isola che non c’è”, perché, in origine circondata dal mare, e, successivamente, annessa alla terraferma da una lunga gettata di cemento che l’ha definitivamente ancorata alla base di Posillipo.
Da molti anni l’isola di Nisida ospita strutture destinate all’accoglienza dei minori sottoposti a provvedimenti di natura sia penale che amministrativa.
Nel  2003, il Ministro della Giustizia ha istituito, nell’ambito del Dipartimento per la Giustizia Minorile, il Centro Europeo di studi sulla devianza e sulla criminalità giovanile, con sede in Nisida, allo scopo di sviluppare insieme ai Paesi dell’Unione Europea, politiche di contrasto alla devianza ed alla criminalità minorile.
Oltre  all’IPM, che accoglie sia un’utenza maschile sia femminile sottoposta a provvedimenti penali, sull’isola è presente una struttura comunitaria dell’amministrazione della Giustizia Minorile (per utenza penale e non) e i laboratori del Progetto “NISIDA: FUTURO RAGAZZI”, destinati a minori e giovani sia “a rischio” che sottoposti a provvedimenti penali, coattivi e non.
I ragazzi hanno visitato i laboratori di ceramica, di cucina, di scenotecnica. Hanno incontrato e ricevuto spiegazioni dettagliate dagli operatori dei vari settori e dai ragazzi che, attraverso l’apprendistato, hanno trovato opportunità di recupero.
Successivamente siamo stati ospitati in una sala comune  in cui i nostri ragazzi  hanno ascoltato le storie degli ospiti della comunità, hanno posto loro tante domande, hanno socializzato e, soprattutto,
hanno acquisito la consapevolezza che ad ogni reato corrisponde una pena ma anche una possibilità di riscatto e di riabilitazione.
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Un grazie di cuore a quanti ci hanno accolto e al dott. Amedeo Triola, Direttore della comunità di Nisida,  per averci consentito di vivere un’esperienza così  altamente formativa.  

mercoledì 25 maggio 2011

MILLE VISITE AL BLOG!!!

Grazie a tutti per essere stati così numerosi ad entrare in un blog nato quasi per caso e, poi, diventato un utile luogo di incontro.
Continueremo ad esserci e ad aspettarvi, nell' intento di arricchirlo anche con progetti, materiale, esperienze dirette, link e quanto altro potrà costituire  fonte di spunti per l'Educazione alla Legalità e alla Cittadinanza attiva e non solo.

lunedì 23 maggio 2011

Diciannove anni fa l'attentato di Capaci


Cade oggi il diciannovesimo anniversario della strage di Capaci in cui venne ucciso il giudice Giovanni Falcone, con la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di polizia Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Questa mattina a Palermo sono entrate in porto le cosiddette navi della legalità, salpate ieri da Civitavecchia e da Napoli, con a bordo i circa duemila studenti pronti a prendere parte, con migliaia di loro coetanei siciliani, alle manifestazioni per ricordare il giudice Falcone.
Le due navi, messe a disposizione dalla Snav, sono state soprannominate 'Giovanni' e 'Paolo', in memoria di Falcone e di Borsellino. Sulla 'Giovanni' ha viaggiato tra gli altri il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso; mentre sulla 'Paolo' don Luigi Ciotti, presidente di Libera.
Dopo 19 anni da quel 23 maggio 1992 si riapre l'inchiesta sulla strage di Capaci. Il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari, ha fatto sapere: 'Certamente le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza e non solo quelle, aprono nuovi filoni di indagine anche sulla strage di Capaci'. Al momento dell'attentato si conoscono gli autori materiali, ma non si sa ancora chi ha fornito i 500 kg di tritolo che sono stati piazzati sotto l'autostrada tra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo.
Noi non dimenticheremo, trasferiremo i ricordi e la terribile tragedia a chi ancora non c'era, perchè se comprendere è impossibile, conoscere è un dovere.  Restiamo in attesa di tutta la verità!!!

lunedì 16 maggio 2011

Rita Atria

"Bisogna rendere coscienti i ragazzi che vivono nella mafia, che al di fuori c'è un altro mondo, fatto di cose semplici ma belle, di purezza; un mondo dove sei trattato per ciò che sei non perchè sei figlio di quella persona o perchè hai pagato per farti fare quel favore.
Forse un mondo onesto non ci sarà mai, ma se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo."
                                                                                                                                   RITA ATRIA

Rita Atria nasce a  Partanna,  il 4 settembre 1974,  in una famiglia mafiosa. Raccoglie le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. All'inizio di novembre, ad appena diciassette anni, decide di denunciare il sistema mafioso del suo paese e vendicare così l'assassinio del padre e del fratello. Incontra il giudice Paolo Borsellino, un uomo buono che per lei sarà come un padre, la proteggerà e la sosterrà nella ricerca di giustizia; tenterà qualche approccio per farla riappacificare con la madre.
La ragazzina inizia così una vita clandestina a Roma. Sotto falso nome, per mesi e mesi non vedrà nessuno, e soprattutto non vedrà mai più sua madre. L'unico conforto è il giudice. Ma arriva l'estate del '92 e ammazzano Borsellino, Rita non ce la fa ad andare avanti. Una settimana dopo si uccide.
"Fimmina lingua longa e amica degli sbirri" disse qualcuno intenzionalmente, e così al suo funerale, di tutto il paese, non andò nessuno. Non andò neppure sua madre, che, disamorata, fredda e distaccata, l'aveva ripudiata e minacciata di morte perché quella figlia così poco allineata, per niente assoggettata, le procurava stizza e preoccupazione. Inoltre, sia a lei che a quella poco di buono di sua nuora, Piera Aiello, che aveva plagiato a picciridda, non perdonava di aver "tradito" l'onore della famiglia.
Si recherà al cimitero parecchi mesi più tardi, e con un martello, dopo aver spaccato il marmo tombale, rompe pure la fotografia della figlia, una foto di Rita appena adolescente.

mercoledì 4 maggio 2011

Dalla trasmissione "Chi l'ha visto"

Due minuti della trasmissione in cui la bella e brava Federica Sciarelli ricorda l'iniziativa fatta nella nostra scuola il 18 aprile scorso " La scuola adotta una vittima di mafia" . Esprimiamo alla conduttrice, dotata di rara sensibilità, tutta la nostra gratitudine.
http://www.youtube.com/watch?v=unJeeaz3nHY

martedì 26 aprile 2011

Video con foto evento 18 aprile

Per chi ha voglia di vedere o di  rivedersi  ecco il video con foto e musica della giornata dedicata a Pierantonio Sandri.
http://www.youtube.com/watch?v=_ilbWg0VBc8
Pierantonio

giovedì 21 aprile 2011

la scuola adotta una vittima di mafia: Pierantonio Sandri

Il Procuratore  Nazionale della Direzione Nazionale Antimafia, dott. Pietro Grasso

I ragazzi del PON " Legali al Sud


Ninetta Burgio, madre di Pierantonio e l'Assessore ala legalità di Niscemi (CL)



Ninetta con  il regista del cortometraggio, Ottavio Mussari e l'aiuto regista, Angela Malvone

Pierantonio Sandri, qualche giorno prima della scomparsa e uccisione



 Per non dimenticare: sulle lenzuola  le centinaia di nomi delle vittime innocenti di mafia
Un grazie specialissimo a tutti coloro che, lunedì, 18 aprile 2011, in occasione dell'evento " La scuola adotta una vittima di mafia: Pierantonio Sandri", erano presenti per condividere un momento in cui la scuola, quella pubblica,  esprime al meglio le innumerevoli buone pratiche che, con forza e determinazione, riesce a mettere in atto.
La cerimonia ha costituto una bellissima sintesi di partecipazione ed emozioni, laddove le parole, le testimonianze di persone segnate dal dolore, le note di una canzone particolarmente significativa, ma anche il silenzio sono arrivati al cuore di  tutti.
Il dolore che si trasforma in impegno civile, che alimenta speranze, che è un accorato invito ai ragazzi e a noi adulti ad assumerci le nostre responsabilità, a fare, ciascuno, la propria parte; dall’impegno della memoria alla memoria dell’impegno.

mercoledì 13 aprile 2011

18 Aprile 2011_Giornata della memoria e dell'impegno per tutte le vittime di mafia

                La nostra  scuola  ha intrapreso negli anni un percorso di educazione alla legalità, che
                ha visto alunni e docenti impegnati, tra l’altro, nel ricordare  una vittima innocente di mafia.
                Con l’intento di testimoniare il consolidato impegno nella promozione e diffusione della cultura della  legalità e della cittadinanza attiva, anche quest’anno, nell’ambito del progetto PON “LE(g)ALI AL SUD -“La scuola adotta una vittima innocente di mafia”- è stato strutturato e realizzato, in partenariato con l’ Associazione di Enti Locali, Biennale delle Arti e delle  Scienze del Mediterraneo, un programma dedicato  alla  memoria di Pierantonio Sandri, scomparso a 18 anni da Niscemi, il  3 settembre 1995 ed i cui resti  sono stati ritrovati,  dopo 14 anni,  nel 2009, grazie alle  dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
               Nel corso del progetto, destinato a 24 alunni delle classi seconde e terze, sono state effettuate significative visite guidate: alla sede GdF di Scafati  (Sa) che sorge su  di un bene confiscato al camorrista Pasquale Galasso, alla Comunità di  Recupero presso il Carcere Minorile di Nisida (Na), all’Orto Botanico di Sarno, che insiste su un bene confiscato.            
               Inoltre è stato realizzato dai ragazzi, in scuola, un cortometraggio dedicato a Pierantonio del quale hanno conosciuto la vita, apprezzandone l'integrità morale e la generosità e ammirando, altresì, il coraggio e la tenacia di Ninetta Burgio, madre del giovane, la quale  per lunghi 14 anni non ha smesso mai di cercarlo. Le attività svolte hanno coinvolto in maniera rilevante gli alunni, confermando quanto sia importante e, mai abbastanza, attivare, con coerenza e  continuità, interventi  educativi e formativi sui temi della legalità.
               Lunedì, 18 aprile p.v. alle ore 10,30, si terrà, nell’auditorium della scuola, una tappa del progetto particolarmente indicativa, cui parteciperanno i ragazzi del gruppo “ PON” e  gli studenti delle classi terze.
All’evento interverranno
               il Sindaco di Sarno, la sig.ra Ninetta Burgio, il dott. Antonello Caporale giornalista de “La Repubblica” e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Avremo, altresì, l’onore di ospitare il Procuratore Nazionale dott. Pietro Grasso, della Direzione Nazionale Antimafia.
L’evento, da me strutturato e coordinato, in qualità di referente all’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva, mi rende particolarmente orgogliosa, non solo per le presenze di alta levatura morale, quanto per il coinvolgimento  dei nostri ragazzi, assoluti protagonisti  di percorsi creati nella logica della coerenza e della continuità, fattori indispensabili  affinché ci possa essere un  reale riscontro.
              

martedì 5 aprile 2011

Nasceranno uomini migliori


Nasceranno da noi uomini migliori.
La generazione che dovrà venire sarà migliore
di chi è nato dalla terra, dal ferro e dal fuoco.
Senza paura e senza troppo riflettere i nostri nipoti si daranno la mano
e rimirando le stelle del cielo diranno:
"Com’è bella la vita!"
Intoneranno una nuova canzone,  profonda come gli occhi dell’uomo,
fresca come un grappolo d’uva,
una canzone libera e gioiosa.
 Nessun albero ha mai dato frutti più belli.
E nemmeno la più bella delle notti di primavera
ha mai conosciuto questi suoni,
questi colori.
Nasceranno da noi uomini migliori.
La generazione che verrà,
sarà migliore di chi è nato dalla terra,
dal ferro e dal fuoco.

* * **********************

Nazim Hikmet (Turchia 1902 - 1963 )

venerdì 1 aprile 2011

PON- Visita all'Orto Botanico di Sarno- Riutilizzo sociale di un bene confiscato alla criminalità organizzata


 Mercoledì, 30 marzo , con i ragazzi del PON siamo andati a visitare l'Orto Botanico Didattico di Sarno, in località La Marmora, via Sarno-Palma.
Esso nasce su un bene confiscato alla camorra, assegnato al Comune di Sarno e inaugurato  il 21 marzo scorso.
I ragazzi hanno visitato la serra   in cui sono state piantate tante varietà di piante aromatiche, timo, lavanda, salvia, origano,  rosmarino, erba cipollina, prezzemolo, etc.
Hanno ascoltatola spiegazione dettagliata dell'agronomo e conosciuto il sistema della messa a dimora delle piantine, del semenzaio, dell'impianto di  irrigazione e quello di compostaggio.
All'uscita della serra, abbiamo ammirato un corso d'acqua artificiale, con piante di papiro e ...beate ochette.
Ancora tanto spazio destinato ad agrumeto, a nocelleto e ad altre piante autoctone.
Panche e sedili ne faranno anche un tranquillo sito per picnic.
L'uscita è stata una bellissima occasione per godere di un luogo privilegiato ai fini naturalistici  e per divertirsi all'aria aperta, il tutto con un occhio attento alla cultura della legalità e dell'impegno civile.

sabato 26 marzo 2011

PON- VISIONE FILM E COMMENTI

Oggi, 25 marzo, nell’ambito delle attività del PON, è stato proiettato il film “Io ricordo” di Ruggero Gabbai,  tratto da “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando.
Il piccolo Giovanni compie 10 anni e riceve da suo padre un regalo inaspettato. Ha promesso di spiegargli perché l’hanno chiamato Giovanni. Per questo gli dedica un’intera giornata ripercorrendo i luoghi dell’infanzia di un altro Giovanni: Falcone, ucciso 10 anni prima con la moglie e la scorta che lo proteggeva.
“A forza di accettare l’ingiustizia, non vedrai più l’ingiustizia”.
Le parole di  Garlando rappresentano le parole chiave  di un percorso didattico sulla “legalità”. Nel corso della narrazione, più di trenta tra genitori, fratelli, sorelle e orfani mettono a nudo la dignità del proprio dolore e raccontano chi erano le persone che la mafia ha ucciso, perché ricordare sia  così importante, la memoria costituisce un'arma contro il potere mafioso che vince solo dove regna il silenzio.
COMMENTI DEI RAGAZZI
Daniele: mi ha colpito la scena in cui il papà mostra al figlio la collina di Capaci, luogo dell’attentato a Falcone, ma anche luogo da cui si vede un paesaggio incantevole, il mare, l’Isola delle Femmine e il papà dice come sia possibile uccidere  e impedire, per sempre, ad una persona di godere di cose così belle. “Da lassù,Giovanni,da quella collinetta si vede un panorama magnifico. Il nostro mare,l'isola delle femmine guarda,come fanno a venirti questi pensieri cattivi davanti a tanta bellezza? Come può un uomo avere il coraggio di impedire un altro uomo di rinunciare a questo spettacolo per sempre?

Marco:  Tutte le persone che sono state uccise e che, nel film, vengono ricordate dai loro familiari, sono morti ingiustamente, ma sempre per difendere un diritto, un ideale, un modo di vivere onestamente e, soprattutto, di opporsi al potere mafioso.
Andrea Marica: mi ha colpito, tra l’altro, la grande rinuncia del Giudice Falcone di mettere al mondo un figlio, perché  pienamente consapevole che il suo lavoro era fortemente rischioso.
Maria:  mi è piaciuto molto l’idea del papà che porta il figlio con sé durante un’intera giornata per spiegargli che cos’è la mafia e lo fa con tenerezza per non spaventarlo.
Rossella:  bellissima la metafora del carciofo per spiegare come è formata la struttura della mafia, dai clan alla cupola
 Sandro: mi sono piaciute molto le musiche del film
Valentina: sono rimasta troppo colpita dalla storia del bambino Giuseppe Di Matteo, rapito da un clan mafioso, tenuto 179 giorni  nascosto, poi ucciso e sciolto nell’acido. Non posso credere che esistono persone  capaci di fare così terribili.


I DIRITTI DEI BAMBINI

SI TRATTA DI UN SITO MERAVIGLIOSO, NEL QUALE VENGONO DESCRITTI I DIRITTI DEI MINORI  ATTRAVERSO FAVOLE, GIOCHI, DISEGNI, E TANT'ALTRO ANCORA.
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/i_diritti_dei_bambini1.htm

venerdì 18 marzo 2011

19 marzo, commemorazione di Don Giuseppe Diana, un prete in terra di camorra.

La Regioni Campania ricorda  Don  Peppino (Giuseppe o Peppe)  Diana, parroco di Casal di Principe (Caserta) a alla sua memoria ha voluto dedicare la giornata del 19 Marzo, giorno in cui Don Diana, nel 1994, fu ucciso dalla camorra nel corridoio che dalla sacrestia porta alla chiesa, pochi  minuti prima che celebrasse messa. Era il giorno del suo onomastico. Don Giuseppe Diana aveva trentasei anni.
Don Peppe era nato il 4 Luglio 1958 a Casal di Principe, in provincia di Caserta, nell’agro-aversano; aveva studiato a Roma e lì doveva rimanere a fare carriera lontano dal paese, lontano dalla terra di provincia, lontano dagli affari sporchi.  Ma d’improvviso decise di tornare a Casal di Principe come chi non riesce a togliersi di dosso un ricordo, un’abitudine, un odore…
Nel Marzo 1982 è ordinato sacerdote. Nel settembre del  198 9 diviene parroco della parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Girava per il paese in jeans e non in tonaca come era accaduto sino ad allora ai preti.
Difensore della Giustizia, voce che condannava l' illegalità e il crimine, Don  Peppino Diana pagò con la propria vita la scelta di un impegno a servizio dei diritti del suo popolo.
La sua morte non è stata solo la scomparsa di una persona vitale, di un capo scout energico, di un insegnante generoso, di un testimone d'impegno civile: uccidere un prete, ucciderlo nella sua Chiesa, ucciderlo mentre si accingeva a celebrare messa, è diventato l'emblema della vita, della fede, del culto violati nella loro sacralità.
Don Peppe visse negli anni del dominio assoluto della camorra casalese. Spietati e sanguinari, gli uomini del clan controllavano non solo i traffici illeciti, ma si erano infiltrati negli enti locali e gestivano fette rilevanti d'economia legale, tanto da divenire "camorra imprenditrice".
Il barbaro omicidio, dicono gli atti processuali, maturò in momento di crisi della camorra casalese.
In un periodo di faida interna per l'egemonia dei traffici illeciti, una fazione del clan, in lotta contro l'altra,  ordinò l'assassinio di don Peppe, personaggio molto esposto sul fronte antimafia, per far intervenire la repressione dello Stato contro la banda che ormai aveva vinto la guerra per il controllo del territorio. Don Diana  stato il simbolo dell'apice cui può giungere la barbarie camorrista sui nostri territori.
Il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana non possono essere dimenticati. Martire per la pace, il suo testamento  d’Amore è ancora vivo, attraverso i  tanti scritti, parole e discorsi che ora più che mai, continuano a rifulgere di profezia, perché  mirati a colpire e convertire direttamente il cuore dell’uomo.
Uno dei suoi testamenti spirituali è il documento contro la camorra "Per Amore del mio popolo", scritto nel 1991 insieme ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe; un messaggio di rara intensità e, purtroppo, di grande attualità.
Non dimenticare don Giuseppe Diana significa non solo ricordarlo per quello che era, ma soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d'impegno civile, di lotta alla criminalità  organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d'amore per la propria terra.C'è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo. C'è ancora bisogno di non dimenticare il messaggio, l'impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana.

http://www.youtube.com/watch?v=sdIGa1bKbqk&feature=related

giovedì 17 marzo 2011

Fortunatamente italiana


FORTUNATAMENTE ITALIANA
All’Italia che festeggia il suo150° compleanno, all’Italia che riempie le strade e i balconi di casa con il Tricolore per il calcio ma non tanto per questa occasione.
All’Italia del Risorgimento ma anche all’Italia della Resistenza, con l’animo sgombro da ogni idea di revisionismo.
All’Italia che pia...nge i suoi troppi morti sul lavoro e commemora i nostri soldati che tornano dalle zone di guerra avvolti nella    bandiera  come in sudario.
All’Italia che, ogni giorno, vede arrivare sulle proprie coste i barconi della disperazione che tanto evocano l’emigrazione dei nostri padri e…dei nostri figli.
All’Italia, patrimonio dell’Umanità, ma non sempre patrimonio degli italiani e di coloro che oltraggiano la nostra cultura, il nostro paesaggio, le nostre opere d’arte, i nostri siti archeologici.
All’Italia che vuole cambiare la giustizia, che attacca i magistrati ma che non manca di ricordare ogni anno, con superflua pomposità, Falcone e Borsellino.
All’Italia di Piazza Fontana, dell’Italicus, delle efferate stragi di terrorismo e all’Italia che, fortissimamente, volle sconfiggerlo.
All’Italia dei troppi misteri ancora irrisolti.
All’Italia che, sabato prossimo, per le strade di Potenza, scandirà i 900 nomi delle vittime delle mafie, perché fare memoria senza retorica è un dovere.
All’Italia da un certo giornalismo imbavagliato ma, soprattutto, all’Italia di Montanelli, di Scalfari, di Enzo Biagi e all’Italia di Giancarlo Siani, di Ilaria Alpi, di Marco Rovatin e dei tantissimi giornalisti che hanno sacrificato la loro vita per un’informazione autentica e libera.
All’Italia dei troppi millantatori, delle donne escort ma soprattutto all’Italia di donne e uomini forti e integri.
All’Italia che ha non ha molto a cuore la scuola, insostituibile spazio per formare cittadini liberi e consapevoli e all’Italia delle migliaia di insegnanti che, con spirito di abnegazione, ogni giorno contribuiscono, in maniera egregia, alla crescita umana e culturale dei loro allievi.
All’Italia dei nostri giovani, meno disincantati, meno fiduciosi, ma portatori sani di diritti.
All’Italia dalle mille contraddizioni e dalle mille risorse, dei tanti misteri ancora irrisolti, dei tantissimi volontari e di tutti coloro che esprimono concretamente, solidarietà.
E, allora, è tempo di uscire allo scoperto, l’Italia vera aspetta il suo riconoscimento.
La tenacia richiama a raccolta ogni risorsa perché questa potrebbe essere la stagione della ripresa: più sobri, meno qualunquisti, ma più fattivi.
Coraggiosi per un tempo sicuramente impegnativo che ci chiama alla costituzionalità vera e non proclamata che attraversi tutti i settori e tutta la geografia del paese, condita di onestà che, nonostante le apparenze, è radicata in tanti e che, se pur alla lunga, premia e fa la differenza.
Insieme, distinti ma non distanti nell’accorto inseguirci tra segnali di percorsi fatti di fatica ed entusiasmo, passione e stanchezza, creatività e raziocinio.
Essere e, soprattutto, sentirsi italiani, può e deve accomunare la nostra quotidianità, la nostra voglia di riscatto anche in spazi differenti, con modalità differenti, con pensieri divergenti, nel rispetto, sempre, di tutti e di ciascuno.

Auguri Italia
Sonia Cartosciello

Noi crediamo - Un tesoro

Noi crediamo - Esser fiera

Noi crediamo - La memoria

martedì 15 marzo 2011

Paolo Borsellino


"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene."
"Purtroppo i giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia. Se la mafia è un'istituzione antistato che attira consensi perchè ritenuta più efficiente dello stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura dello stato e delle istituzioni." "Se la gioventù le negherà il consenso, anche la onnipotente, misteriosa mafia svanirà come un incubo."

Spot per XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Scacco al pizzo

Scacco al pizzo è un video per la campagnia dei fortini della legalità (addiopizzo).
Sposorizzato dal comitato Addiopizzo e dal Liceo artistico G. D. Almeyda di Palermo.
Realizzatore dello stop motion: Duilio Scalici.
1° Classificato al concorso "Noi non dimentichiamo" indetto dal comune di Trabia


Giorgio Gaber - La libertà

domenica 13 marzo 2011

Visita del gruppo " PON" all'Unità Operativa dellaGuardia di Finanza di Scafati(SA)

"Guarda questa mia terra confiscata alla brutalità.
Ascolta questa mia terra che chiede legalità.
Terra bruciata dal sole che testarda rifiuta la sorte.
Terra di sud che lotta, terra strappata alla morte.
(Modena  City  Ramblers)"

I ragazzi della "Baccelli", partecipanti al PON “ Legali al Sud”  e noi coordinatori,  siamo stati ricevuti calorosamente dagli operatori della Guardia di Finanza di  Scafati, ex villa  Galasso, bene confiscato e
riutilizzato per fini sociali. Notevole l'interesse mostrato da tutti gli alunni, i quali  hanno avuto la possibilità di conoscere persone e “storie positive”, rafforzando l'idea che l’uso sociale dei beni confiscati
costituisce elemento di notevole rilevanza per la lotta alla criminalità organizzata nonchè una grande  opportunità di riscatto e di sviluppo per  il territorio in cui la nostra scuola opera.
Un grazie di cuore alle Fiamme Gialle di Scafati.

Stemma G.d.F. offerto dalle Fiamme Gialle alla " Baccelli"





giovedì 10 marzo 2011

Giocando con l'onestà

Una sparsa dinastia di solitari ha cambiato la faccia del mondo.
I lavori continuano.
                                            Jorges Louis Borges